La scorsa settimana è stata rilasciata Deepin 2014.1, la versione stabile più recente del sistema operativo cinese basato su Ubuntu.
E’ una release minore rispetto alla 2014 arrivata a luglio, ma è la mia prima volta con questa distro, di cui ho sentito parlare molto bene nell’ultimo anno. Diamole un’occhiata più da vicino con questa recensione.
Questa versione di Deepin è basata su Ubuntu 14.04 LTS. Le note di rilascio e i link per scaricare le immagini iso sono disponibili a questa pagina. Io l’ho provata su una macchina virtuale con 4 GB di RAM, in versione 64 bit.
Installazione
Una volta avviata la iso, ci viene richiesto di scegliere la lingua per il processo d’installazione. La lista di lingue disponibili è molto più breve di quella cui siamo abituati sulla maggior parte delle distribuzioni GNU/Linux, ma comprende comunque anche l’italiano.
Dopo la scelta della lingua, viene avviata una sessione live, dalla cui scrivania possiamo avviare l’installatore di Deepin. Questo installer è personalizzato e molto semplificato rispetto ad esempio, a quello di Ubuntu. Nel bene e nel male, nel senso che da un lato rende più facile e veloce installare, dall’altro toglie la possibilità di configurare una serie di opzioni.
Primo accesso
Il sistema è ora installato sul computer. Riavviamo e facciamo il primo login.
Al primo accesso veniamo accolti da una guida interattiva – anch’essa completamente localizzata in lingua italiana- davvero molto ben fatta.
Utilizzo del sistema
Una volta terminato il tutorial, eccoci alla scrivania, che si presenta molto pulita ed elegante. Nessun pannello, solo una dock in passo con una serie di icone. Cliccando sull’icona del Control Center, o posizionandosi col cursore nell’angolo in basso a destra dello schermo, appare a destra una barra di controllo da cui possiamo gestire ogni aspetto del sistema.
Scorriamo rapidamente le icone della dock. La prima è il launcher, un menù a tutto schermo al cui interno – cliccando sull’iconcina coi quadratini in alto a sinistra – appaiono tutte le nostre applicazioni, filtrabili per categoria.
La seconda icona apre il Deepin Store, un gestore di software che ci permette di cercare e installare programmi, gratuiti o a pagamento.
Una particolarità di questa come di tutte le applicazioni specifiche di Deepin, è che all’avvio si apre uno splash screen di tre schermate che illustrano brevemente il programma, che poi può essere avviata da un tasto “Start” nell’ultima slide.
Il software center ha un aspetto moderno, simile all’Ubuntu Software Center e ad altri applicativi simili. E’ possibile cercare software per categoria utilizzando l’elenco a sinistra, o ricercarlo per parola chiave.
In quest’ultimo caso i risultati mostrano però i singoli pacchetti e non la sola applicazione, con un comportamento in questo caso più simili a gestori di pacchetti come Synaptic.
La distro è infarcita di piccole chicche estetiche, come la piccola iconcina di una maglietta nelal barra di decorazione della finestra, che permette di scegliere delle skin alternative per il software center.
Passiamo al Deepin Game Center.
Un’applicativo nativo dedicato ai videogiochi suona interessante, tanto che nello spash screen compaiono gli Angry Birds e Super Mario!
Cercando Mario però non appare alcun gioco con nostro buon amico baffuto :'(
La libreria di gioco appare solo in lingua cinese, sembra quindi fortemente localizzata per il mercato domestico della distro.
Le icone successive aprono rispettivamente un riproduttore musicale…
.. e video.
E veniamo alla navigazione web. Il browser internet predefinito è Google Chrome. Aprendolo, arriviamo a una pagina iniziale personalizzata, ma in sola lingua inglese o cinese (tradizionale o semplificato).
Il browser è Chrome, né più né meno, senza particolari personalizzazioni a parte la pagina iniziale di cui sopra.
I video di YouTube vengono riprodotti senza problemi “out of the box”, segno che i vari codec e plugin proprietari sono già al proprio posto.
Il gestore dei file sembra Nautilus, il default di GNOME e Unity, né più né meno.
E torniamo al Deepin Control Center, cuore della distro. Lo apriamo spostando il cursore del mouse nell’angolo in basso a destra, o cliccando sull’apposita icona. La barra che si apre a destra consente di gestire i vari aspetti del sistema, tra cui gli account utente, il monitor, la rete, le periferiche, persino il boot loader.
E permette anche di modificare lo sfondo di scrivania, opzione richiamabile anche dal classico menù del tasto destro sulla scrivania.
Come accennato inizialmente, la dock è l’unica barra presente, e permette quindi di vedere le finestre delle applicazione aperte, oltre a contenere applet come la gestione del suono, delle connessioni e l’orologio con calendario integrato.
Bene, mi sembra di aver visto a sufficienza, posso spegnere il sistema.
E qui l’unico piccolo appunto. Per trovare il pulsante di logout devo aprire il Control Center e cliccare l’icona di spegnimento che viene tradotta – in modo secondo me poco intuitivo – con “Alimentazione”.
Conclusioni
Che impressione mi ha fatto Deepin? Davvero ottima. Non mi aspettavo un sistema così curato fin nei minimi dettagli. La base Ubuntu permette di avere un sistema perfettamente funzionante e con un’amplissima varietà di software disponibile. Mentre l’ambiente grafico personalizzato, il Deepin DE, offre un’esperienza piacevole ed elegante. Il sistema è fluido e reattivo, anche se l’ho provato su una macchina con 4 GB di RAM e un processore 64 bit, quindi non povera di risorse.
L’esperienza con questo s.o mi ricorda un po’ quella di elementary OS, sistemi operativi “unici”, studiati attorno all’esperienza utente che i progettisti hanno immaginato.
Nel caso di Deepin la personalizzazione si spinge fino ai player audio e video, di cui forse non si avvertiva la necessità, ma risulta molto interessante quando applicata alla gestione della scrivania, al Control Center e al gestore software.
Una distribuzione ben fatta e da provare, anche se senz’altro pensata per il pubblico cinese. Non fraintendetemi, la localizzazione italiana è praticamente perfetta ed esistono un forum ufficiale, una community G+ e una Facebook in italiano, ma piccoli o grandi dettagli (come la lingua presente nella stragrande maggioranza dei commenti alle app, o quella del Game Center) fanno capire come il sistema sia molto centrato sul mercato della Cina. Mercato dalle enormi potenzialità, del resto.
Se fossi cinese la userei come distro principale. Da italiano la promuovo comunque a pieni voti e consiglio a tutti di farci almeno un giro su una macchina virtuale. E senz’altro terrò d’occhio le prossime release